Archivi del mese: aprile 2011

Ringraziare sempre per lo stipendio precario

E’ già trascorso un mese dal primo giorno di lavoro all’agenzia e ancora non ho ricevuto un euro di paga.

Sto lavorando tantissimo. Praticamente il progetto nel quale mi hanno coinvolto è tutto sulle mie spalle. A Dorotea la mondanità, al grafico e al creativo la creazione della campagna, al Signor C. gli attacchi di ansia.

Pr, addetto stampa, assistente di produzione? No. La sto proprio partorendo io questa cosa ed è un parto multigemellare in cui in effetti in tanti si comportano esattamente allo stesso modo. Gli unici con i quali ho un po’ di feeling fanno parte di quel sommerso mondo di tecnici, sarti, trasportatori, in poche parole facchini, che faticano anche più di me.

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Sono precaria e sono una fetta di mercato

Leggevo questo post e ne parlavo con una persona che lavora nell’agenzia in cui faccio la pr precaria bimestrale.

Lui si occupa di pubblicità e mi ha spiegato questa cosa dei target delle aziende. Ho scoperto così che io, precaria, sono una fetta consistente di mercato che si allarga sempre di più.

Il precariato, soprattutto quello istruito, che costituisce l’insieme di intelligenze sprecate, piuttosto che essere risolto viene analizzato e ad esso vengono indirizzati specifici spot per vendere prodotti che non piacciono a chi ha più soldi e che non interessano a chi ne ha meno ma fa parte di un’altra categoria sociale, con un diverso grado di istruzione e differenti interessi.

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Le precarie hanno le palle, inside

Lunedì di festa precario.

La febbre è passata. Ma la tonsilla è diventata una palla da tennis. Ho le palle inside, come tutte le donne precarie, temo.

Ho lavorato al bar tutto il week end, domenica notte inclusa. La collega rumena ha puntellato il mio cammino per impedirmi di inciampare. Un essere umano tra tanto egoismo. Oggi faccio festa. Festa della Liberazione! Ed è una festa senza scampagnate, pranzi con gli amici.

Mia madre mi ha telefonato tre volte per dirmi che mio padre “è rimasto malissimo perché tu non eri qui con noi per pasqua”. Non capisco perché mia madre usi il soggetto “io” per dire un sacco di cose ma quando si tratta di esprimere i suoi desideri e le sue delusioni tiri fuori mio padre.

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