Archivi del mese: dicembre 2011

Quello che lascio e quello che resta

Alle mie sorelle precarie, Malafemmine orgogliose ed ostinate.

A Tina, Matilde, Giovanna,  Antonella, Maria che lavoravano per 4 euro l’ora e a Stefania che semplicemente  amava.

Alle mille vite che anche quest’anno si sono mescolate alla mia e l’hanno resa meno misera.

A tutti buon anno…  che sia sereno, gentile, poco precario.

Dodici mesi. Trecentosessantacinque giorni di rumori, luci, paure, affanni, sorrisi, carne.

Troppe domeniche. Pochi silenzi.

Un anno fa. La porta di una casa indescrivibilmente umida che si chiude alle mie spalle.

La consapevolezza della fine di un percorso.

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Sono precaria: le Snoq, mi rappresentano o sono di un ceto differente al mio?

Grande discussione con un pezzo delle Snoq (in corrispondenza del post liste e femministe), protagoniste donne che in questi giorni si sono divertite ad associare il termine pallottole all’antifascismo delle ragazze e dei ragazzi del collettivo di Femminismo a Sud. Mi sono sforzata di capire e infine ho anche esposto in termini personal/politici il mio punto di vista. Sapete cosa ha risposto Paola Tavella? Ha detto “Ronf”. E sapete cosa ha detto Marina Terragni? Più o meno che Snoq è trasversale e che loro stanno benone così (sul suo blog aveva scritto “la precaria antifascista, no!”). Non so, ma se io ti dico che tra pochi giorni non so come campare perché il mio lavorino precario sta per finire e se ti dico che un mio argomento preminente è quello che discute di precarietà, e lo vengo a dire a te Terragni, che hai scritto una cosa dedicata alla ministra Fornero dal titolo “La ministra più bella del mondo” e a tutte quelle che la pensano allo stesso modo, e mi si risponde più o meno con un “ronf” ho un gran problema a credere che queste donne, quelle di Snoq, abbiano a cuore i problemi delle donne, delle donne come me intendo. Non è me che rappresentano e mi chiedo: chi rappresentano allora?

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Ecco perchè (non) mi piace il Natale

A me piace il Natale. Perchè avercela con il Natale?
A Natale c’è sempre tanto lavoro ed io corro come una pazza, stando lontana dalle notizie squallide che avrei la tentazione di non sentire. Tutti sono indaffarati a Natale ed io seguo questa scia e mi affanno come gli altri: porto a casa la mia pagnotta approfittando del desiderio di pagnotta altrui.
Questa è una storia vera, la storia di una ragazza come tante, di una precaria come tante. La chiameremo Malafemmina, per comodità.
A Natale Malafemmina, libera professionista dei miei stivali, prepara cibo per tutti. Non per belli e brutti ma tendenzialmente per ricchi che, in barba alla crisi, hanno deciso di permettersi un qualche buffet benaugurale. E questi ricchi – cui piace dar sfoggio di sè presso amici o dipendenti di fascia alta – sono bravi a scegliere il servizio più sofisticato ed attento al miglior prezzo possibile. Hanno buon fiuto per gli affari e, anche se spesso Malafemmina cade nell’equivoco ruffiano del “come piace il mio lavoro!” scambiandolo per riconoscimento personal-professionale, quei clienti lì san bene di poter pretendere il mondo in cambio di una miseria. E’ per loro che Malafemmina lavora.
Quest’anno Malafemmina ha messo a segno X lavori per una cifra Y (non facciamo i conti in tasca alla gente che non sta bene). Mentre lei lavorava, sempre sulla base di accordi verbali giacchè le piace lo stile informale, ha sviluppato un certo prepotentissimo mal di schiena. Malafemmina ha fatto finta di nulla perchè il lavoro è tanto e non si può star dietro a certe quisquillie. Dopo una settimana di sonni mancati però ha deciso che in un mondo precario poche cose son importanti come la salute ed è finita da un dottore che per una cifra Z le ha diagnosticato lo spostamento di tre vertebre cervicali. Questo è ciò che lei ha capito in virtù delle sue conoscenze nell’interpretazione del linguaggio medico.

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