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Buon anno sorella.

Sorella mia,

ti scrivo come un Lucio Dalla un po’ storto a cavallo tra l’anno vecchio e quello che verrà. Avrei voluto donarti quel tempo per noi di cui parliamo da anni per ritrovarci senza frustrazione e malinconia, lontane da ogni cosa. Non posso farlo e tutto ciò che ho è l’occasione di accendere una sigaretta e scrivere questa lettera d’amore. Perchè questa è per te. Per tutte noi.

Questa lettera è una dichiarazione, socia mia di precariato e sorrisi inventati nella miseria. La mia dichiarazione. Parlo con te.

Parlo con i tuoi capelli scomposti e arruffati per quel parrucchiere che non incrociamo mai. Parlo con quei chili di troppo e con quella te stessa che sta dentro e finisci per odiare confondendola con il riflesso di uno specchio. Parlo con le tue sciarpe colorate, quelle che ti infagottano e fanno spuntare d’improvviso occhi di luce e ironia da strati di stoffa. Parlo con la tua camminata lenta, stanca o gaudente. Parlo con le tue lacrime e le tue battute.

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Io sto con Femminismo a Sud

Dovrei scrivere della manovra economica, del governo e delle sue soluzioni che ingrassano i ricchi e smagriscono noi precari/e e poveri/e. Dovrei, certo. Poi però devo pensare che questo progetto, il progetto Malafemmina, è un pezzo di ispirazione nata nei corridoi virtuali di quella grande esperienza di rete e collettivo e lavoro e ricerca e umanità e scambio che è Femminismo a Sud.

E mi trovo in questi giorni sulla mia bacheca facebook a difendere qualcosa che appartiene a tutti/e e che per tutti/e lotta da un attacco feroce che arriva da un bel po’ di gente unita dallo stesso bisogno di offrirsi l’un l’altra supporto corporativo a suon di articoli in cui distribuiscono un bel po’ di fandonie contro Femminismo a Sud. Da queste parti sono tantissime le persone che vogliono bene a quel progetto e a quel collettivo e, per fortuna, non siamo le/i soli/e. Ma dato che il fango contro Femminismo a Sud pare destinato ad aumentare, ora che perfino le grandi firme di quotidiani nazionali su facebook rilascerebbero dichiarazioni contro di loro, bisogna che io racconti che da due giorni tento di discutere con un pezzo di Se Non Ora Quando, di cui fanno parte alcune delle giornaliste impegnate contro FaS, e in due giorni mi hanno dato della fascista, berlusconiana, finanche “troppo giovane”, perché quando non ci sono argomenti per difendere l’indifendibile si passa alle accuse gratuite e perfino il fatto che ti diano della “giovane” ovvero dell’immatura, togliendo peso e valore alle cose che dici, a me sembra un insulto.

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Sono precaria e sono in movimento!

Eccomi qua, a scrivere per la prima volta in uno spazio a cui sono legata ormai da molto tempo, un posto in cui hanno trovato rifugio molte storie, molte vite narrate da voci che mi hanno fatto sorridere e riflettere, immalinconire ed incavolare. Perché le parole fanno questo, ti restituiscono la bellezza di esistere e quando questa bellezza puoi condividerla con altri, allora senti quasi di appartenere a qualcosa, riesci ad individuare una radice fra i frammenti esplosi della tua esistenza.

La mia radice, quello che mi lega al progetto Mala Femmina, ciò che mi identifica in questa fase della mia vita è il mio essere una precaria. Una fra tante. Una delle tante.

Sono precaria. Sono in continuo movimento. Compongo e scompongo le mie esperienze, i saperi, le competenze. Adatto attitudini e capacità a quello che mi viene chiesto, se mi viene chiesto, quando mi viene chiesto. Maneggio tutto con cura, come fossero pezzi di un puzzle in cui ideare incastri sempre nuovi.

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