Sorella mia,
ti scrivo come un Lucio Dalla un po’ storto a cavallo tra l’anno vecchio e quello che verrà. Avrei voluto donarti quel tempo per noi di cui parliamo da anni per ritrovarci senza frustrazione e malinconia, lontane da ogni cosa. Non posso farlo e tutto ciò che ho è l’occasione di accendere una sigaretta e scrivere questa lettera d’amore. Perchè questa è per te. Per tutte noi.
Questa lettera è una dichiarazione, socia mia di precariato e sorrisi inventati nella miseria. La mia dichiarazione. Parlo con te.
Parlo con i tuoi capelli scomposti e arruffati per quel parrucchiere che non incrociamo mai. Parlo con quei chili di troppo e con quella te stessa che sta dentro e finisci per odiare confondendola con il riflesso di uno specchio. Parlo con le tue sciarpe colorate, quelle che ti infagottano e fanno spuntare d’improvviso occhi di luce e ironia da strati di stoffa. Parlo con la tua camminata lenta, stanca o gaudente. Parlo con le tue lacrime e le tue battute.