Scritto da Meno e Pausa, una di noi:
Non capisco. Dico davvero. Sto qui a chiedermi perché sto consumandomi la vita appresso alla precarietà, alla ricerca di un lavoro mediamente soddisfacente, accontentandomi di fare cose malpagate e faticose, o cose malpagate, in nero, avvilenti e poco gratificanti, che posso farmele piacere giusto in virtù del fatto che ho senso dell’ironia e forza sulle spalle. Sto a chiedermi perché invece che aprirsi le porte mi si chiudono davanti, una per una, prima quella del contratto regolare, poi quella del diritto ad un lavoro retribuito, qualunque esso sia, poi quella di una pensione.
Io non ce l’avrò mai una pensione e sono a piangere miseria e a cercare una via d’uscita che se non fosse che ho cervello e un coraggio da leoni, o forse solo incoscienza, perché mi aggrappo ai sogni, già sarei morta di depressione, di suicidio.